Come sapete dietro ad ogni mio quilt c’è una storia e questa è la storia del mio mandala.
Era la fine di ottobre e un giorno Piero, mi ha portato a casa una bellissima stampa giapponese dicendomi che aggiornando la macchina da stampa (giapponese) che hanno in tipografia sarebbero riusciti a stampare con precisione anche i più piccoli particolari come in quel disegno. Era bellissimo.
Dopo un po’ leggo del nuovo concorso di Quilt Italia "NEL MANDALA" e allora mi sono ricordata del disegno giapponese che mi aveva tanto incuriosito e ho pensato che adattandolo avrei potuto trasformarlo in un mandala che mi rispecchiasse.
A scuola tanti anno fa, studiando psicologia e in modo particolare Jung che dopo aver esplorato la sua vita interiore disse che " i mandala non sono solo la rappresentazione di stati d’animo ma che erano anche l’insieme delle trasformazioni di una persona”.
Perfetto!!!
A scuola tanti anno fa, studiando psicologia e in modo particolare Jung che dopo aver esplorato la sua vita interiore disse che " i mandala non sono solo la rappresentazione di stati d’animo ma che erano anche l’insieme delle trasformazioni di una persona”.
Perfetto!!!
Dalla tipografia mi faccio mandare il disegno giapponese e lo trasformo per me, per come ero, per come sono e per come spero di essere in futuro.
Elaboro con InDesign, coloro, stampo, ritaglio tutto con la carta e poi scelgo la stoffa più adatta a me e subito già all’inizio decido il titolo.
Il titolo sarà “LINDA: UNA PERFETTA IMPERFEZIONE”.
Si perché io ce l’ho messa tutta in questi 70 anni, e nonostante abbia sempre pensato di agire perfettamente,
in realtà dentro e fuori di me, ci sono molte imperfezioni e molte imperfezioni anche nel mio quilt, non poteva essere diversamente.
Il titolo sarà “LINDA: UNA PERFETTA IMPERFEZIONE”.
Si perché io ce l’ho messa tutta in questi 70 anni, e nonostante abbia sempre pensato di agire perfettamente,
in realtà dentro e fuori di me, ci sono molte imperfezioni e molte imperfezioni anche nel mio quilt, non poteva essere diversamente.
Scelgo il centro e prendo una stoffa un po’ giapponese con uno sfondo nero e dei fiori stampati.
Il centro è la mia infanzia, con lo sfondo nero perché segnato dalla perdita di mio papà quando ero piccola.
Poi mi sono paragonata ad un fiorellino che in mezzo a tanti fiorellini, le mie compagne, ha comunque brillato perché aiutata dagli adulti che avevo attorno.
Il centro è la mia infanzia, con lo sfondo nero perché segnato dalla perdita di mio papà quando ero piccola.
Poi mi sono paragonata ad un fiorellino che in mezzo a tanti fiorellini, le mie compagne, ha comunque brillato perché aiutata dagli adulti che avevo attorno.
E qui le prime difficoltà nell’esecuzione del quilt.
IL RICAMO che doveva coprire una superficie pari al 30%del quilt.
Io non so molto ricamare, si il punto erba un po’ storto, le filzette e poi basta.
Ma..come avrete ormai imparato a conoscerla, io HO Grazia Colombo, che con tanta pazienza mi ha insegnato a ricamare i fiorellini e poi, vedendomi spersa nei fili, presa da un grande affetto nei miei confronti, mi ha ricamato tutto il resto. Se avessi vinto, il premio sarebbe stato diviso a metà.
Se vi ricordate le vicissitudini che ho vissuto ricamando la Via Francigena perché non riuscivo ad infilare l’ago del n°11, questa volta nessuna difficoltà perché hanno inventato l’ago con la cruna aperta sopra e col filo non bisogna centrare il buchino ma si spinge e lui si infila perfettamente.
IL RICAMO che doveva coprire una superficie pari al 30%del quilt.
Io non so molto ricamare, si il punto erba un po’ storto, le filzette e poi basta.
Ma..come avrete ormai imparato a conoscerla, io HO Grazia Colombo, che con tanta pazienza mi ha insegnato a ricamare i fiorellini e poi, vedendomi spersa nei fili, presa da un grande affetto nei miei confronti, mi ha ricamato tutto il resto. Se avessi vinto, il premio sarebbe stato diviso a metà.
Se vi ricordate le vicissitudini che ho vissuto ricamando la Via Francigena perché non riuscivo ad infilare l’ago del n°11, questa volta nessuna difficoltà perché hanno inventato l’ago con la cruna aperta sopra e col filo non bisogna centrare il buchino ma si spinge e lui si infila perfettamente.
Poi ho pensato alla mia adolescenza e ho scelto la stoffa oro sulla quale ho ricamato in rosso i legami che ho stretto con altre persone, alcuni dei quali sono ancora legati insieme dopo tanti anni.
Poteva mancare il periodo del “Sapore di sale, Sapore di mare”?
No, non poteva mancare ed è proprio in quel periodo di onde calme e mosse che ho conosciuto Piero.
E con Piero abbiamo costruito la nostra famiglia che ho rappresentato come un fiore colorato, attorno al mio seme un po’ triste.
Adesso vi faccio un po’ ridere…infatti alcuni petali come vedete sono colore arancione perché?
Perché quando avevo qualcosa che non andava, invece di dimenticare nell’alcool dimenticavo con l’aranciata Fanta. Ognuno ha i propri vizietti.
Perché quando avevo qualcosa che non andava, invece di dimenticare nell’alcool dimenticavo con l’aranciata Fanta. Ognuno ha i propri vizietti.
E poi dietro, la vita che sto vivendo adesso che ho fatto viola perché nel mandala il significato del viola è "Il colore Viola, nei mandala indica il ludico e il trascendente finalmente uniti in armonia. La vita che fiorisce con lo spirituale, il materiale in calda fusione tra soggetto e oggetto, l'incanto di sapere di essere, più che un “io”, un “noi”.
E tutto attorno oro che significa energia.
Questo è il mio mandala, grazie a chi lo guarderà e a chi guardandolo troverà le imperfezioni.
2 commenti:
It is absolutely beautiful, Linda! I loved reading the story of your childhood loss and then making a family of your own with your loved one. The playfulness and energy at the end are perfect. It takes my heart!!
Thanks LeeAnn.
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