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giovedì, novembre 23, 2017

LA MIA VIA FRANCIGENA


Vi racconto il mio percorso sulla Via Francigena (percorsa senza camminare).
Era gennaio 2017 e Daniela, in uno dei nostri incontri, mi dice che a giugno le sarebbe piaciuto seguire il tratto toscano della via, che sarebbe andata con Lorenza e Carla con le quali aveva già percorso il Cammino di Santiago, più Marilena e conclude dicendo “dai vieni anche tu”.
Ringraziandola per il pensiero, rispondo che non essendo io una grande camminatrice le avrei messe tutte in difficoltà.
Dopo circa un mese, Quilt Italia pubblica il bando di un concorso il cui tema era "la via francigena”.
Allora penso che la via francigena mi stava stuzzicando e che in qualche modo, senza camminare, dovevo risolvere la questione.
Mi sono messa a cercare notizie in internet, ho acquistato un libro sull’argomento e così mi sono documentata.
Un bel giorno dico a me stessa... non vado a camminare ma partecipo al concorso!
Stabilisco subito che la base del quilt l’avrei realizzata con le bustine del tè, perché è un materiale che mi piace, perché ne possiedo tante essendo una fan della tazza di tè e perché ho pensato che è la bevanda calda che i pellegrini si portano nei termos durante le loro tappe.
Decido che in questo mare di tè, ci voleva l’Italia ma volevo una Italia un po’ particolare.
Chiedo a mio figlio e lui mi da il link di un sito di foto dove cercare.
Guardo, cerco, riguardo e ricerco x circa due giorni, finché non vedo questo grande piede che mi ha fatto pensare ai piedi dei pellegrini in viaggio x l’Italia.



Mi sembrava di vederla già quiltata e mi immaginavo che si potessero intuire tutte le pieghette e gli avvallamenti della pelle sotto il piede.
Piedi sicuramente doloranti.
Acquisto la foto e poi, dopo aver deciso le misure del mare, stampo la foto sulla stoffa, la metto in mezzo al mare e comincio a ragionare sul cammino vero e proprio.
Beh, gli esagoni erano perfetti, uno dopo l’altro avrebbero segnato il cammino e mi metto a tingere un po’ di bustine:
con la curcuma le bustine in giallo che avrei usato dal Gran San Bernardo a Roma,
con le barbabietole le bustine in rosso che avrei usato per i percorsi che venivano o andavano verso l’estero
naturali le bustine che avrei usato per il percorso oltre Roma.





Ok a posto, no no mancavano le foto dei paesi e delle cittadine che la strada attraversa.
Mancavano le polaroid scattate per fermare il momento magico del passaggio da un luogo.
Un po’ del Piemonte e della Lombardia le avevo perché girovagando la domenica per scattare foto col mio Piero, ci era capitato di percorrere brevi tratti di una strada o di un paese che poi ho capito essere sul percorso della via, della zona di Roma e della Puglia le avevo, mi mancava tutto il resto.
Ma…le mie amiche in viaggio, bravissime, decisero di voler condividere il loro tragitto con noi attraverso FB e WhatsApp e alla sera quando arrivavano alla fine della tappa postavano le foto.
Per me erano un dono caduto dal cielo e perciò senza dire nulla, tutte le sere “rubavo” una foto e me la mettevo da parte.
Alla fine del loro viaggio ho scritto “grazie” e loro che non sapevano nulla mi risposero “perché grazie?” e io “per averlo condiviso con noi”.
Ero a posto direte voi.
No, mi mancava la foto del punto preciso nel quale “la via” entra in Italia. Mirella che abita in Valle d'Aosta, un giorno di giugno mi invita a casa sua e allora con Piero approfitto per andare al Gran San Bernardo a fotografare il punto e le frecce indicatorie dell’ingresso della Via Francigena che dalla lontana Inghilterra entra in Italia attraverso la Svizzera.


Tutto sotto controllo.
Cerco le bustine quadrate di té, stampo le foto, dopo averle un po’ lavorate con photoshop, e a quel punto decido di ricamarle.
Quanto mai ho deciso così, perché pur avendole rinforzate con una teletta, l’ago me le bucava.
Chiamo Grazia , una mia amica, le spiego e lei dice “devi usare l’ago numero 11”.
Vado in merceria e non ce l’aveva, vado in un altro negozio e non sapeva neanche che esistesse.
A quel punto Grazia arriva e mi porta i famosi aghi.
Avete provato ad usare l’ago n° 11?
Ho avuto paura a prenderlo in mano perché è sottilissimo e per infilarlo ho impiegato più di mezz’ora.
Grazia andava spedita poi fa una prova per farmi vedere e decide di ricamare i girasoli che come vedrete sono bellissimi perché li ha fatti lei.
E così con calma perdendo ore e ore a infilare l’ago che l’infila ago della Clover neppure leggeva, ricamo le polaroid.
Ma poi... il mare non mi piaceva, era troppo piatto, troppo calmo, lo volevo un po’ agitato e solo una persona me lo poteva agitare e perciò vado a Como da Maruska dello #SpaziodelCuore.
Lei ha un quadernino dove disegna tutti gli effetti che trova ricamando a mano libera con la sua longarm.
Ed ecco il mare agitato. 
Realizzo il pellegrino colorando un po' il contorno col tè altrimenti era troppo chiaro in quel mare.





Assemblo il tutto, faccio le foto e spedisco, ma lui (il quilt) ha pensato bene di rimanere in giro ancora x 40 giorni, lasciandomi in ansia.
Di corsa e tutto affannato il giorno prima dell’esposizione dei quilt è arrivato.
Mi sembrava giusto far conoscere questo mio lungo cammino e soprattutto tutte le persone che ho incontrato strada facendo



















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